giovedì 9 novembre 2017

Intervista ad Enrico Galiano - "Eppure Cadiamo Felici"


Miei cari lettori, oggi con grande onore vi riporto l'intervista che ho avuto il piacere di fare a Enrico Galiano. Posso dirvi che questo autore mi sta molto a cuore siccome è della mia zona e non vedo l'ora di poter seguire uno dei suoi prossimi incontri per avere la mia copia autografata!

Enrico Galiano è nato a Pordenone nel 1977. Insegnante in una scuola di periferia, ha creato la webserie Cose da prof, che ha superato i dieci milioni di visualizzazioni su Facebook. Ha dato il via al movimento dei #poeteppisti, flashmob di studenti che imbrattano le città di poesie. Nel 2015 è stato inserito nella lista dei 100 migliori insegnanti d’Italia dal sito Masterprof.it. Il segreto di un buon insegnante per lui è: «Non ti ascoltano, se tu per primo non li ascolti». Ogni tanto prende la sua bicicletta e se ne va in giro per l’Europa con uno zaino, una penna e tanta voglia di stupore. Eppure cadiamo felici è il suo primo romanzo.


Trama: Il suo nome esprime allegria, invece agli occhi degli altri Gioia non potrebbe essere più diversa. A diciassette anni, a scuola si sente come un'estranea per i suoi compagni. Perché lei non è come loro. Non le interessano le mode, l'appartenere a un gruppo, le feste. Ma ha una passione speciale che la rende felice: collezionare parole intraducibili di tutte le lingue del mondo, come cwtch, che in gallese indica non un semplice abbraccio, ma un abbraccio affettuoso che diventa un luogo sicuro. Gioia non ne hai mai parlato con nessuno. Nessuno potrebbe capire. Fino a quando una notte, in fuga dall'ennesima lite dei genitori, incontra un ragazzo che dice di chiamarsi Lo. Nascosto dal cappuccio della felpa, gioca da solo a freccette in un bar chiuso. A mano a mano che i due chiacchierano, Gioia, per la prima volta, sente che qualcuno è in grado di comprendere il suo mondo. Per la prima volta non è sola. E quando i loro incontri diventano più attesi e intensi, l'amore scoppia senza preavviso. Senza che Gioia abbia il tempo di dare un nome a quella strana sensazione che prova. Ma la felicità a volte può durare un solo attimo. Lo scompare, e Gioia non sa dove cercarlo. Perché Lo nasconde un segreto. Un segreto che solamente lei può scoprire. Solamente Gioia può capire gli indizi che lui ha lasciato. E per seguirli deve imparare che il verbo amare è una parola che racchiude mille e mille significati diversi. Un romanzo su quel momento in cui il mondo ti sembra un nemico, ma basta appoggiare la testa su una spalla pronta a sorreggere, perché le emozioni non facciano più paura.




1- Ci dica un po’ di lei: chi è Enrico Galiano? 
Uno che scrive, insegna, fa video. Un papà, un lettore, un (da poco) ex calciatore, uno a cui piace prendere la bici e girare per città che non conosce. Un sognatore coi piedi per terra, o un tizio molto terra terra con la testa ben piantata nei sogni, dipende dalle giornate.


2- Perché ha cominciato a scrivere? C’è un’immagine nella sua memoria che ricollega al momento in cui ha deciso di voler diventare scrittore?
Io a casa di mia nonna. Lei che fa da mangiare. Io che prendo una vecchia agenda di quelle che regalavano le banche e inizio a disegnare un fumetto, le avventure di un supereroe un po’ sfortunato di nome SuperBibi.


3- Il suo lavoro da insegnante è in qualche modo collegato al suo libro “Eppure Cadiamo Felici”?
Scrivere e insegnare sono la stessa cosa. Da insegnante devo sempre tenere ben presenti le regole utili per raccontare una storia in modo accattivante, mentre da scrittore non posso mai prescindere dalle ondate fragorose di realtà, di pensieri, dolori, sorrisi e a loro volta storie che mi piovono addosso nel mio lavoro in classe.


4- Durante i suoi anni di insegnamento cose è riuscito a capire di noi ragazzi? 
Poco. Ogni giorno è una scoperta. Ma capire è un verbo sbagliato in partenza. Voi non vi si può capire. Come diceva Luca Carboni delle donne, voi vi si può solo amare.


5- Ci sono scrittori che stilano scalette e rileggono mille volte i loro scritti e autori che istintivamente buttano giù frasi su frasi fino a comporre un romanzo. Lei che tipo di scrittore è?
Uno che prende i pennarelli e scrive una mappa della storia sulle porte degli scaffali in cucina, e che ogni giorno le guarda e le corregge e ci pensa e ci ripensa.


6- Per descrivere Gioia a chi si è riferito nella vita reale? Esiste o è frutto della sua fantasia? Se è frutto della sua fantasia, come li costruisce i discorsi ed i comportamenti di qualcuno che non è mai esistito, si appoggia a qualche suo frammento di razionalità?
C’è una Gioia Spada in ogni classe di ogni scuola d’Italia e forse del mondo. Almeno, io le ho sempre incontrate. Per descriverla ho fatto un grande puzzle di tante Gioia Spada incontrate, e le ho mescolate con una buona dose di fantasia.


7- Quale libro le consiglierebbe il suo protagonista maschile Lo?
Sicuramente testi di psicologia dell’adolescenza


8- Come ha fatto a scegliere il titolo per il suo romanzo?
Viene da RIlke, l’ultimo verso della Decima Elegia: “E noi, che consideriamo la felicità un’ascesa, ne sentiremmo il tocco, che quasi ci sgomenta, quando una cosa felice cade”.


9- Qual è stata la parte più difficile da scrivere?
Nessuna. Ho adorato scrivere ogni riga di ogni pagina. 


10- Penso che noi tutti lettori e suoi grandi fan vorremmo sapere come mai ha deciso di scrivere un libro dalle tematiche così forti. Cosa l’ha ispirata? 
La cruda realtà dei ragazzi che incontro ogni giorno, mescolata con l’altrettanto cruda realtà che incontravo io alla loro età. Ma ci ho voluto mettere dentro anche tanta tanta voglia di vivere e di amare.


11- Leggendo il suo libro, mi sono ritrovata ad ascoltare sempre la stessa canzone ed ora ogni volta che l’ascolto la ricollego sempre ai nostri protagonisti Lo e Gioia. Lei che canzone dedicherebbe al suo romanzo?
Pigs on the wing dei PInk Floyd, è la colonna sonora perfetta.

12- Perché le persone sono motivate nel leggere il suo libro?
Credo perché uno dei suoi messaggi è: accetta la tua follia, non rinnegarla. Dai spazio a tutte le tue piccole stranezze, e fai di loro qualcosa per cui gli altri possano riconoscerti e volerti bene. Sembra facile, ma è forse la cosa pi difficile da fare con noi stessi: accettarci, imparare a voler bene anche a quelle parti di noi che il mondo là fuori ci dice di odiare.


13- Ha sperimentato anche lei l'esperienza del ''blocco dello scrittore'' nella stesura di quest'opera? Come l'ha superata?
No mai. Più che altro quello che succede ogni volta che si ha una bella storia in testa: ogni tanto lei vuole dirti qualcosa ma non riesci bene a capire cosa, e allora magari non vai avanti come vorresti, ma sapendo benissimo che si tratta solo di tempo e che prima o poi la vocina pazza che ti detta le parole comincerà a farsi più comprensibile.


14- Legge mai le sue recensioni? Se sì, come reagisce a quelle negative?
Cerco di leggerle tutte, ma a volte me ne perdo qualcuna. Soprattutto per un fatto di gratitudine: se qualcuno ha voluto spendere il suo tempo per leggermi e addirittura per dire al mondo cosa pensa del mio libro, devo leggere! Quelle negative sono importanti, mi servono per migliorare! Per fortuna comunque per ora ne ho lette solo due o tre.


15- So che ha già avuto diversi incontri con i suoi lettori, com’è stato poterli incontrare e conoscere il loro percorso attraverso i suoi protagonisti?
Sicuramente un momento molto bello, che serve anche a mettermi alla prova. Un conto è io da solo di fronte al pc, un conto è il carne ed ossa! Devo dire che sono felice e fiero che nei miei lettori ho incontrato soprattutto persone piene di dubbi, di domande, di cose da dire e da dare, e non solo dei meri fans che vengono lì per farmi dei complimenti. Belli eh, chi dice di no! Ma è molto più gratificante per me sapere che il mio libro suscita domande e desideri, più che applausi.


16- Ha idee per un nuovo romanzo?
Certo, lo sto finendo proprio ora. Sarà un road movie ma su carta, una storia piena di azione e come sempre con protagonisti adolescenti molto fuori dalle righe.


17- Se potesse tornare indietro nel tempo con che autore vorrebbe prendere un caffè? Perché? 
Con David Foster Wallace. E solo per sedermi lì e starlo ad ascoltare.


18- Quali autori l’hanno formata maggiormente e com’è arrivato a loro?
Oltre a DFW, Marquéz, Ammaniti, Ariosto, Brizzi, Salinger, Baricco, Bukowsky, Nabokov, Ungaretti, per dirti solo i primissimi che mi vengono in mente. Ci sono arrivato come si arriva a tutti i libri che ci segneranno: attrazione chimica.


19- Che consiglio si sente di dare ai giovani ragazzi di oggi?
Non state in panchina a guardare. Mettete gli scarpini e correte a giocare la vostra partita.


20- E per finire, un gioco: se dovesse partire per un viaggio e potesse portare con sé un solo libro, quale sarebbe? Perché?
Infinite Jest di DFW. Perché è libro più denso che mi viene in mente, e se dovessi portarmene solo uno vorrei almeno che fosse denso.

Con affetto,
Martina Pes
novembre 09, 2017 / by / 0 Comments

Nessun commento:

Posta un commento