venerdì 23 agosto 2019

INTERVISTA a Diego Galdino


Diego Galdino (classe 1971) vive a Roma e ogni mattina si alza mentre la città ancora dorme, per aprire il suo Bar dove tutti i giorni saluta i clienti con i caffè più fantasiosi della città. Con Sperling&Kupfer ha pubblicato il suo romanzo d’esordio Il primo caffè del mattino (di cui sono stati venduti anche i diritti cinematografici) Mi arrivi come da un sogno, Vorrei che l’amore avesse i tuoi occhi, Ti vedo per la prima volta e L’ultimo caffè della sera. Autore di successo internazionale è tradotto nei paesi di lingua tedesca, in Polonia, Bulgaria, Serbia e nei paesi di lingua spagnola. Bosco Bianco è l’attesissimo romanzo che viene autopubblicato per una scelta di cuore. Un bellissimo atto d’amore e riconoscenza verso i tanti lettori che da sempre lo stimano.


- Perché uno scrittore come Diego Galdino decide di autopubblicarsi ?

Nella scrittura, così come nella vita, si deve essere coraggiosi. Voglio essere una voce per i giovani talenti della scrittura, soprattutto per coloro che decidono di affidarsi al self publishing. Ricevere un NO non significa doversi fermare o abbattere. Ci sono infinite strade percorribili. Non bisogna mai permettere a nessuno di decidere per i nostri sogni, perché finché scrivi qualcuno ti potrà leggere, ma se smetti di scrivere è sicuro che non ti leggerà nessuno.

- In quale momento della sua vita inizia a scrivere Bosco Bianco ?

Ho deciso di scrivere Bosco Bianco in un momento in cui avevo paura, dopo il divorzio, di perdere le mie figlie. Per raccontare un amore senza pregiudizi, senza stare lì a pensare se sia giusto o sbagliato amare, ma lasciandosi guidare solo dal proprio cuore.

Buongiorno Signor Diego Galdino, prima di iniziare con l’intervista vorrei dirle che sono immensamente onorata di questa opportunità! Per me è una gioia enorme poter intervistare un autore del Suo calibro. Iniziamo con le domande.

1.      Prima di entrare nel pieno dell’intervista, vorrei iniziare con la domanda che ormai mi contraddistingue. Chi è Diego Galdino? Quali tre aggettivi meglio la descrivono? Perché?

Sono un uomo che ha bisogno d’immaginare per sentirsi libero. Romantico, paziente, impulsivo. Perché mi piace essere innamorato, un innamorato senza fretta, che salta sempre senza paura qualsiasi distanza mi separi dal punto da raggiungere se ad aspettarmi c’è l’amore.

2.      Secondo Lei, qualcuno può essere uno scrittore anche se non prova forti emozioni?

Il mondo editoriale è pieno di scrittori che fingono nella realtà di essere quello che scrivono, solo per raggiungere la notorietà, dando ai lettori le parole che vogliono leggere.

3.      Se potesse fare qualcosa di diverso da bambino o da adolescente per diventare uno scrittore migliore da adulto, cosa farebbe?

Non lascerei mai la scuola.

4.      Ha un consiglio da dare a chi vuole approcciarsi al mondo della scrittura?

Purtroppo o per fortuna ora tutto è reso più facile o più difficile dai social. Le grandi case editrici hanno bisogno di fare numeri più che le parole e, in un paese in cui non si legge tantissimo, diventa logico ed inevitabile puntare su persone o personaggi che hanno già un seguito di persone molto nutrito. Così quando il libro uscirà le vendite saranno quasi certe, perché basterà che un quarto di quelle persone che seguono sui social quella persona comprino il suo libro per garantire un numero di libri venduti giusto per la casa editrice. Basti pensare che in Italia a volte ci sono blogger che diventano più famose e seguite degli autori di cui recensiscono i libri. Non è normale. Per questo mi verrebbe da dire a chi ha velleità di essere pubblicato da case editrici importanti d’investire sui social, crearsi un nutrito numero di seguaci, così da avere qualche possibilità in più di essere notato e preso in considerazione. Ma io resto uno stupido romantico, che crede ancora nella scrittura, nella meritocrazia e sul fatto che se Dio ti ha dato il dono di creare dal nulla una storia ci sarà un motivo, un fine, per questo dico sempre a chi mi chiede dei consigli è di non smettere mai di credere nei propri sogni e soprattutto di non smettere mai di scrivere, perché solo scrivendo ci potrà essere la possibilità che qualcuno ti legga e cambi la tua vita letteraria, perché se è scritto che ciò debba succedere, in un modo o nell’altro succederà.

5.      Visto il suo enorme successo, la domanda sorge spontanea. Come mai ha deciso di continuare a lavorare nel suo bar di famiglia?

Per essere l’unico scrittore al mondo che dà ai suoi lettori la possibilità di sapere sempre dove trovarlo, per una dedica, una foto, due chiacchiere e un caffè preparato da lui. 

6.      Come si sente riguardo al fatto di essere pubblicato anche in altri paesi al di fuori dell’Italia? Se lo sarebbe mai aspettato? 

La verità è che ogni giorno benedico la scrittura per essere entrata nella mia vita, perché grazie a lei ho avuto e ho la possibilità di conoscere posti e persone meravigliose, librai, lettori, che al momento dei saluti diventano degli amici di vecchia data a cui voler bene per sempre. Ho avuto la fortuna di poter presentare i miei romanzi alla Fiera di Francoforte, di Madrid, nel programma televisivo più importante della Polonia e di rappresentare l’Italia al Festival di Letteratura Europea in Germania. Infine lo scorso giugno sono stato in Bulgaria per un tour di presentazioni nelle città più importanti di questo paese. Soddisfazioni che ti restano dentro e alimentano la tua passione per la scrittura nelle difficoltà di un mondo editoriale italiano che a volte fatichi a comprendere pienamente.

7.      Ad un lettore che non si è mai approcciato a lei, da quale libro consiglia di cominciare? Perché?

Da Mi arrivi come da un sogno il libro con cui ho conquistato l’interesse e la stima di uno degli agenti letterari più bravi ed importanti al mondo e della Sperling & Kupfer. Di sicuro il libro che maggiormente mi rappresenta come scrittore di romanzi d’amore. 

8.      Nel libro “Ti vedo per la prima volta” tratta del tema della narcolessia. Come mai questa scelta? È stata dettata da esperienze da lei vissute?

Ho avuto la possibilità di parlare con persone affette da questa gravissima malattia incazzate nere perché nei film e nei libri la narcolessia veniva descritta o associata solo a situazioni ironiche o a persone con altre diverse problematiche. Ho voluto far capire nel mio piccolo alla gente che la Narcolessia d’ironico non ha nulla e può esserne affetto chiunque. 

9.     Parlando de “Il primo caffè del mattino”, il suo primo libro pubblicato, quali emozioni le ha suscitato la fine della sua stesura? E la sua successiva pubblicazione?

La stessa soddisfazione di quando qualcuno raschia con il cucchiaino il fondo della tazzina di caffè per non perdersi nemmeno una goccia di quello che reputa un capolavoro per le sue papille gustative... Un capolavoro che ho creato io dal nulla...

10.     Parlando del suo ultimo libro, auto-pubblicato, “Bosco Bianco”. Se potesse tornare indietro, cambierebbe qualcosa? Se sì, perché?

Controllerei meglio i refusi prima di mandarlo in stampa, ma negli ultimi anni sono sempre stato abituato bene con correttori di bozze, editor e altri professionisti eccelsi che mi lasciavano solo il piacere di creare storie…

11.     C’è un messaggio comune, nei suoi libri, che vorrebbe comunicare al suo pubblico?

Che l’amore è la cura di tutti i mali, la soluzione di tutti i problemi e l’unico cosa che ti permette di essere sempre felice…Ovviamente parlo di amore corrisposto. 

12.     Quando inizia la stesura di un romanzo, ha già in mente il pubblico a cui si vuole rivolgere? Se sì, perché proprio quello?

Assolutamente no, scrivo perché ho voglia di raccontare una storia, prima a me stesso e poi a chi avrà voglia di leggerla.

13.     Ha mai preso in considerazione l’idea di scrivere un libro per un pubblico più giovane? Perché?

Non mi serve prenderla in considerazione io già scrivo per loro. 

14.     Se i suoi protagonisti si potessero incontrare a bere un caffè, cosa direbbero di lei?

Ma perché ci complica così maledettamente le cose?

15.     Se dovesse scegliere, quale sarebbe il suo personaggio preferito? Perché?

Il Dario de Il primo caffè del mattino e de L’ultimo caffè della sera, perché perderlo è stato il più grande dolore della mia vita.

16.     Come si sente ad essere definito «il Nicholas Sparks italiano»?

Preoccupato che lui mi denunci per diffamazione.

17.     Che vizio vorrebbe interrompere per diventare uno scrittore migliore?

L’impazienza di arrivare il prima possibile alla fine della storia che ho già in testa quando la inizio a scrivere.

18.     E per finire, un gioco: se dovesse partire per un viaggio e potesse portare con sé un solo libro, quale sarebbe? Perché?

La mia copia del 1891 di Persuasione di Jane Austen. Perché Persuasione è il mio libro della vita. 


agosto 23, 2019 / by / 1 Comments

1 commento:

  1. Ciao, volevo avvisare che ti ho taggata in un nuovo book-tag: https://ioamoilibrieleserietv.blogspot.com/2019/08/the-epic-birthday-book-tag.html?m=1

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